La regola dello specchio – Lc 6,36-38

La regola dello specchio – Lc 6,36-38

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.
Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».


Santa Chiara d’Assisi usava chiamare Gesù in una maniera particolare, misteriosa per quanto affascinante: egli era lo “speculum”, lo specchio dell’uomo. Mi piace pensare che questo specchio abbia due significati. Prima di tutto, Gesù è specchio “dell’eterna gloria”: guardando Gesù possiamo capire cosa significa la misericordia di Dio. In questo senso, il brano del vangelo di oggi diviene una testimonianza “pericolosa”. Gesù, per testimoniare il volto del Padre, resterà fedele alle parole che oggi pronuncia, fino alla fine. Tutta la quaresima può essere vista come una testimonianza forte, difficile, terribilmente coerente: Gesù è il primo che non giudica, non condanna e alla fine perdona.

Ma Gesù come specchio dell’uomo significa anche che guardando Gesù vediamo chi siamo noi in profondità, il volto dell’uomo rinnovato. Ci mostra le nostre capacità e la nostra preziosità, quella bellezza che a volte facciamo molta fatica a comprendere o almeno ad accettare. Gesù mostra, al tempo stesso, la bellezza di Dio e la bellezza dell’uomo. E’ il principio di incarnazione: pian piano, di fronte al nostro stupore, ci dice che sono bellezze che hanno lo stesso sapore.

“Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” non è allora una presa in giro. E’ promessa, è invito gratis, è memoria di un senso che rende nuova la nostra vita.

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