Caccia al tesoro – Mt 11,25-30

Caccia al tesoro – Mt 11,25-30

In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Diciamo la verità: un po’ tutti noi vogliamo controllare la nostra vita. Non siamo mica dei maniaci, ben s’intende, ma comprendere come va la vita e decidere di farla andare come ci aggrada è cosa normalissima. Vogliamo tutti essere “sapienti e dotti”. Serve, chiaramente, un metodo, un ordine, una vera e propria disciplina. Verissimo: ecco che nasce l’esigenza delle regole, di una vera e propria legge. In base a quanto siamo fedeli alla nostra regola di vita, allora riusciremo a plasmare la nostra esistenza a nostro piacimento.

Benissimo, ma resta solo un problema: perché controllare la propria vita? O, meglio, per chi? Qual è la nostra passione profonda? Quale il senso che cerchiamo per la nostra quotidianità? Il problema che denuncia Gesù di fronte ai farisei è proprio questo: siamo bravissimi a creare e seguire la legge, ma ci scordiamo il perché. E il perché è la vita stessa: “la legge data a Mosè è per la vita; ma non dà la vita. E’ solo un pesante fardello che ordina, denuncia, giudica e condanna ciò che è contro di essa” (Fausti).

Serve, in altre parole, che ci ricordiamo di ben altra legge, per giustificare le nostre scelte quotidiane. Serve un “giogo” diverso, che non elimini il senso delle nostre piccole o grandi fatiche per la coerenza personale, ma che, al contrario, le illumini e le orienti. E’ il giogo di Gesù stesso, il “peso che non pesa”, qualcosa che è rivelato ai “piccoli”, a chi è consapevole di aver bisogno, di non essere autosufficiente, di non poter farcela da solo: è la legge dell’amore. Essa chiede, prima di tutto, proprio di riconoscersi piccoli, cioè amabili, perché non c’è altra strada per poter scoprirsi capaci d’amare.

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