Distanza vitale – Lc 14,25-33

Distanza vitale – Lc 14,25-33

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

La qualità delle relazioni personali, proprio le più quotidiane e perciò stesso costitutive dell’umano comune a tutti noi, è uno dei temi privilegiati del vangelo e della Scrittura biblica. La Parola di Dio è molto attenta al dispiegarsi dinamico delle nostre relazioni, alla loro tendenza ad aggrovigliarsi su se stesse e diventare così non già luogo di vita, ma contesto di morte.

Le relazioni interpersonali non sono mai neutre: esse producono – quando sono liberanti – vita buona, oppure mettono in circolo forze distruttive di morte. Questo la Scrittura lo sa perfettamente: da Caino e Abele in poi, noi possiamo leggere ogni pagina della Bibbia prestando attenzione al raffinatissimo sapere relazionale che ci viene incontro in modo particolare nelle narrazioni dei vari personaggi e delle loro storie di vita.

Il vangelo di oggi attraversa due (dei tre complessivi) ambiti che decidono la qualità della nostra vita: la relazione con l’altro (dimensione politica) e la relazione con le cose e gli oggetti (dimensione economica). Noi, per vivere, ci relazioniamo costantemente agli altri e, sempre per vivere, abbiamo bisogno di vestiti, di una casa e di innumerevoli altri oggetti.

La domanda è questa: affinché la relazione sia buona, qual è la giusta distanza tra me e l’altro, tra me e le cose? E’ domanda decisiva, in quanto troppa distanza annulla la relazione; troppo poca distanza crea fusione e avvelena la relazione.

Il vangelo di oggi è chiarissimo: la giusta distanza è data dalla parola di Dio. Gesù è il principio stesso della buona relazione. Tra me e l’altro, in quella distanza che mi separa dall’altro o dalle cose, deve circolare e agire la sapienza divina.

Solo questo mi mette al riparo da relazioni familiari fusionali di clan. Laddove lo spazio della relazione permette al Logos divino di vivere, allora la relazione produce buona vita.

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