Tutti in lui – Gv 15,1-8

Tutti in lui – Gv 15,1-8

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Il brano proposto dall’odierna liturgia fa parte di una sequenza del vangelo di Giovanni che va da 15,1 a 16,4 ed è il centro del testamento di Gesù. Questo potrebbe essere il suo titolo: “rimanere nell’amore di fronte all’odio del mondo”. L’odio del mondo si contrappone all’amore, che è la regola di vita consegnata ai discepoli.

Il primo versetto contiene la settima e ultima proclamazione in cui l’«Io Sono» di Gesù ha come attributo un simbolo classico: come il pane, la luce, la porta, il pastore, la via, il simbolo della vite è ben conosciuto nell’Antico Testamento, anche se esso designa non Dio o la sua Legge, ma il popolo d’Israele.

Sul tronco della vera vite, che è Gesù, fiorirà il nuovo popolo di Dio. Come la vite con i tralci che le sono attaccati forma un organismo vivente, così i discepoli uniti al loro Maestro formano con lui, in lui, il nuovo popolo che deve portare frutti per Dio.

Il testamento di Gesù si concentra sulla necessità vitale di mantenere il legame tra lui e i suoi discepoli. Chi non rimane in Gesù viene gettato via e, da solo, secca. Viene quindi raccolto e gettato sul fuoco per essere bruciato. Ma chi è colui che non rimane in Gesù? È colui che non ha fatto frutto perché incapace di perseveranza e di costanza soprattutto nel tempo della prova. Il verbo «rimanere» indica uno “stato” che viene dato in regalo ai discepoli e non sottintende alcuna forma di passività. Da qui il richiamo insistente di Gesù a rimanere in Lui. Questa è la condizione indispensabile per portare frutti. Il contrario, staccarsi cioè dal tralcio, è la condizione rischiosa della passività che porta a non poter «fare nulla».

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