Il dito di Dio – Lc 11,15-26

Il dito di Dio – Lc 11,15-26

In quel tempo, [dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio,] alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino.
Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde.
Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima».

«Se invece io scaccio i demoni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio». L’immagine evocata da Gesù in questa disputa è singolare. Il dito di Dio è senza dubbio parte della mano e del braccio che, distesi, indicano la potenza capace di liberare l’uomo dalle schiavitù mortificanti di cui l’Egitto è l’immagine biblica per eccellenza: «Ricordati che sei stato schiavo nel paese d’Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso» (Dt 5,15).

Ma il dito è di più. Esprime non solo la potenza, ma anche la cura attenta e paziente con cui Dio dispiega il suo agire nella storia degli uomini. Contemplando il creato, i cieli e le stelle, il salmista è senza parole per l’«opera delle dita» del Creatore. Il dito di Dio scrive sulla pietra la Legge che sancisce il patto di Alleanza e indica la via verso la libertà filiale. Il dito di Dio è quello di Gesù che scrive per terra, liberando la donna adultera dalla morte a cui il peccato l’aveva condannata.

«Il dito di Dio» – dice il Catechismo – è anche uno dei simboli che descrivono l’agire dello Spirito Santo. Lo Spirito che incide la legge della libertà nei nostri cuori. Lo Spirito che dà forma al cammino del discepolo ricalcandolo, con infinita pazienza, sulla vicenda umana del Figlio di Dio venuto per liberarci dal male.

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