Elogio della piccolezza – Lc 9,46-50

Elogio della piccolezza – Lc 9,46-50

In quel tempo, nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse più grande.
Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande».
Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».


Moltissimi anni fa avevo un’amica che si sentiva particolarmente bassa. Un giorno in libreria incrociammo un libro che si intitolava “Elogio della piccolezza” (di don Luigi Pozzoli) e ovviamente non mancai di fare tante battute sarcastiche a riguardo. In effetti mi pento, perché fui un po’ scortese; all’epoca non mi interessai della densità di questa frase, di questo concetto. Il vangelo di oggi mi fa tornare alla mente quel titolo.

La categoria della “piccolezza” è sempre nel cuore di tutta la Parola di Dio, ma cosa intende precisamente? Non si tratta solo di custodire, proteggere e educare i bambini, ma i “piccoli”, per il vangelo, sono tutti quelli che soffrono, che hanno bisogno, che sono in difficoltà… in una parola, tutti quelli che “non ce la fanno”. E, ancora di più, che se ne rendono conto.

I piccoli sono quelli che sanno di avere di bisogno: nel loro cuore nasce quindi il desiderio, quello vero, e dalle loro labbra può uscire l’espressione di tale desiderio, che chiamiamo preghiera. Studio, lavoro, coppia, famiglia, amici… troppe relazioni, troppe realtà da seguire, da curare, da proteggere: ognuno di noi fa fatica, a suo modo, per farcela, per restare sereno, per procedere con fiducia nel proprio futuro.

I piccoli sanno che da soli non ci possono riuscire. Sanno che, se non solo da soli al mondo, un motivo c’è e si chiama “condivisione”. I piccoli non fanno a gara per arrivare primi, ma per arrivare insieme. Così, essere piccolo è un mestiere davvero difficile, perché ci chiede di affrontare le nostre paure, i nostri pregiudizi, le nostre rigidità: sono queste cose, infatti, che ci fanno avere la smania di primeggiare, di staccare gli altri in volata. Per poi fare cosa? Esultare da soli?

E se invece, nella nostra piccola quotidianità, provassimo a aspettarci un po’ tutti?

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