
Blackout con cena di pesce
Come abbiamo visto dopo quello che è successo in Spagna, è più facile di quello che si pensa rimanere al buio: basta un blackout e la vita sembra spegnersi attorno a noi. Lo sperimentiamo quando viviamo un fallimento, quando entriamo nel tunnel della malattia, quando ci sperimentiamo più soli di quello che avremmo pensato e, in forma del tutto particolare, quando perdiamo una persona cara. Sappiamo che la vita è fatta di questi momenti, ma quando arrivano è sempre una sorpresa: sapevamo tutti che le condizioni di papa Francesco fossero molto gravi, eppure siamo rimasti colpiti e sorpresi dal modo con cui ci ha lasciati. Nello smarrimento che si prova a rimanere al buio ci si attacca alle cose che si credono sicure, si riprendono in mano le reti con le quali siamo stati abituati a pescare, quelle che riteniamo utili alla nostra sopravvivenza: è quello che ci racconta il vangelo di Giovanni in questa III domenica di Pasqua, anno C (Gv 21,1-19).
Pietro, i figli di Zebedeo e altri due discepoli sono tornati a fare quello che sono capaci di fare e cioè i pescatori: dopo aver percorso chilometri dietro a Gesù e avere lasciato il proprio mestiere per anni, fidandosi di una parola che li ha guidati e sostenuti, ora si ritrovano al buio dopo aver perso per sempre il proprio maestro e, sfiduciati, tornano sui propri passi, ritornano alle proprie misere sicurezze. Cosa possono fare da soli, adesso che Gesù non c’è più? Qualcuno ha detto di aver visto il maestro risorto, ma cosa vuol dire questo e come può cambiare concretamente la vita?
Tornare all’alba con le reti vuote, per dei pescatori esperti, vuol dire sperimentare un fallimento pieno e assoluto. Rimasti soli non sono più neppure capaci di fare il proprio mestiere: quello che per una vita intera hanno creduto potesse bastare, ora non basta più. Inoltre, essere messi di fronte alla dura realtà dalle parole di uno sconosciuto che quasi li irride per non essere stati capaci di prendere nulla, deve avere gettato nello sconforto chi era già dubbioso e affaticato. Un vero blackout esistenziale!
Sono questi i momenti di disperazione in cui ti attaccheresti a qualsiasi cosa, ma sono proprio questi i momenti in cui è fondamentale scegliere la parola giusta a cui affidarsi. Quell’invito strano a gettare le reti in modo sbagliato rispetto a quanto si faceva di solito, deve avere risvegliato in Pietro e nei suoi compagni, l’eco di un’inaspettata ma già sperimentata novità di vita. La scelta di tornare a pescare di giorno non è il frutto della disperazione, ma la suggestione della speranza, basata, come sempre, su un incontro e una parola che ti invita a vivere. Le tue reti non sono sufficienti, non ti devi più fidare solo di te e di quello che sei capace di fare, ora finalmente c’è una parola di pienezza che viene riconfermata e che dona la vita in abbondanza: i 153 grossi pesci rappresentano tutto quello di cui abbiamo bisogno per vivere.
Gesù ci aspetta sulla riva per offrirci il suo nutrimento: è pronto a cucinare la vita per noi se abbiamo finalmente capito che, come Pietro, non dobbiamo essere bravi abbastanza da riuscire a stare dietro al nostro maestro: si tratta di fidarci, imparando a chiedere perdono, e accettare finalmente che dobbiamo soltanto farci amare da lui per poter essere davvero suoi discepoli.
Dopo aver ripetuto per tre volte il suo amore per il Signore, Pietro ricordando la notte del suo tradimento, riesce finalmente a esprimere nella maniera giusta il suo desiderio di essergli fedele: non per bravura o capacità, ma per essersi finalmente dimostrato aperto a un amore fedele che va oltre la sua comprensione e ben oltre la sua convinzione di meritarlo. Pietro, ora non ha più niente da difendere, non deve più dimostrare niente a nessuno ed è proprio per questo che ottiene le reti giuste per mettersi a servizio degli altri, la stessa forza che ha sempre sostenuto il suo maestro.
I passaggi a vuoto della nostra vita non sono tempo e materiale da scartare: sono i momenti necessari per capire davvero come seguire finalmente Gesù. Proprio lì dentro il Signore ci viene a cercare con la sua parola sfidante ma anche con la sua presenza fedele: da lì ci chiede di seguirlo, finalmente liberi e desiderosi di essere nutriti soltanto da lui. Da lì ci chiede di tornare a vivere, anzi di iniziare a vivere pienamente con lui.