Vera vita – Gv 6,35-40

Vera vita – Gv 6,35-40

In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.
Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

Parole da leggere e da rileggere, quelle che regala oggi l’evangelista Giovanni. Ma tutto il vangelo e tutti i vangeli vanno letti e riletti in continuazione. Il motivo è semplice: si tratta di una Parola che regala i suoi tesori in proporzione alla libertà che matura nel nostro cuore. Più il mio cuore respira libertà e più si apre la strada del vangelo. Anche oggi è così. Leggendo i sei versetti quel testo mi chiede di entrare dentro il testo e di dire cosa è per me «pane»; cosa è per me «vita», cosa significa per me vivere. Se accetto questa piccolo esercizio, poi, il testo regala al lettore pane, vita vera, vita piena.

Alcune osservazioni. Si coglie la non coincidenza tra essere vivi e vita vera e viva. Si può essere biologicamente in vita ed essere morti dentro. E ancora: essere morti biologicamente non significa non essere più vivi. Che Gesù è la vita eterna che accade anche nel tempo presente.

Gesù, lui per primo, con la sua vita rende visibile il rapporto formidabile tra obbedienza e libertà, tra questa forma di libertà e vita vera. Lui dichiara con chiarezza a cosa e a chi il suo cuore obbedisce, alla volontà di colui che lo ha mandato. Gesù sarà fedele a questa missione fino alla morte incarnandola con una creatività che generava libertà ovunque lui passava. I poveri capivano, i malati guarivano, gli uomini di potere impaurivano, quelli del culto si offendevano.

Il testo di oggi parla a noi e sembra sussurrare la domanda importuna: il tuo cuore a chi o a che cosa obbedisce?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0Shares