Cuore pulito – Mt 18,1-5.10

Cuore pulito – Mt 18,1-5.10

In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?».
Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».

Il giorno di S. Gennaro il cardinale di Napoli, S. E. Mimmo Battaglia, ha pronunciato un’omelia vibrante, bella, luminosa, con un sapore tutto evangelico. Mi hanno suggerito di leggerla. Sono andato a guardarla mentre la pronunciava. Oltre alle parole meditate, che affioravano quasi da un travaglio, che portavano tutto il peso del dramma, della sofferenza, dell’indignazione… mi colpiva l’applauso spontaneo della gente, che, ogni poco, ritmava il suono delle parole.

Il cineoperatore oltre a riprendere il vescovo spesso si attardava a inquadrare l’assemblea. La vera tristezza erano i colletti bianchi. Senza scomporsi non offrivano nemmeno un accenno di consenso alle cose che tuonavano nella cattedrale di Napoli.

Essere come bambini vuol dire, tra le altre cose, avere il cuore, la mente, i progetti, le parole libere dagli interessi che ci fanno guadagnare soldi, stima e successo e accecano gli occhi rendendoli inabili a vedere chi abbiamo davanti. I bambini hanno l’animo pulito e in questo cuore terso sanno riconoscere le cose che valgono e ciò che conta davvero e da che parte stare.

Questo invito di Gesù a diventare come bambini è un invito a non avere interessi nel cuore che offendono gli altri, li calpestano e li uccidono. Vuol dire guardare l’uomo con gli occhi puliti di chi si affaccia alla vita e nell’uomo vede soltanto l’uomo. Diventare bambini significa vedere gli altri dal basso in alto e non dall’alto in basso come se gli altri contassero meno di noi, come se il loro dolore, il loro pianto, le loro ferite fossero meno urgenti delle nostre.

Vuol dire non negare a nessuno la sua grandezza.

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