Imparare a fare i conti

Imparare a fare i conti

Si sostiene spesso che la fede sia irragionevole, basata sul fidarsi di altri e sulla rinuncia a pensare con la propria testa. Pare che il Vangelo di questa XXIII domenica del Tempo Ordinario anno C (Lc 14,25-33) metta invece a tema proprio la ragionevolezza della fede: attraverso alcuni esempi di una logica precisa e puntuale, Gesù invita a prepararsi a seguirlo secondo precise indicazioni. Nulla di spontaneo e di sentimentale, ma una scelta a cui ci si prepara e che chiede il coinvolgimento della ragione oltre che del cuore. Gesù parla dei lavori di progettazione necessari a costruire una torre e dei preparativi richiesti a un esercito per affrontare una guerra che si abbia qualche speranza di vincere. Cose logiche che, però, non sempre entrano anche nella nostra quotidianità: in un periodo di forte espansione edilizia abbiamo tutti sotto agli occhi case e palazzi non terminati, investimenti inadeguati che evidentemente hanno alla base progetti altrettanto inadeguati. In alcuni casi abbiamo interi quartieri fatti di case che rimangono invendute, eppure, paradossalmente, cresce a dismisura il bisogno di case soprattutto tra le famiglie più giovani e povere.

Chi avrebbe pensato a guerre così lunghe come quelle che ormai abbiamo sotto gli occhi da troppo tempo? Ma davvero chi le ha iniziate pensava di chiuderle con una repentina vittoria? Se davvero gli uomini imparassero a fare di conto mai inizierebbero una guerra perché, sedendosi a tavolino, oggi, si accorgerebbero immediatamente che i conti non tornano mai. Purtroppo però a scegliere, in questo caso, sono sempre quelli che i conti li fanno tornare sempre e unicamente a loro vantaggio. Come si può vedere da questi rapidi esempi, non mi sembra che le cose del mondo siano condotte con grande ragionevolezza: quello che di illogico si rinfaccia alla dimensione della fede, diventa spesso il motore delle scelte che riguardano la vita di milioni di persone.

Gesù ci prospetta una via molto più logica e coerente: ci avvisa per tempo che chi vuole seguirlo davvero deve essere disposto ad amarlo fino in fondo. Per fare questo è necessario prepararsi: non si può portare la croce della propria vita se non si è imparato a farlo ogni giorno, a piccoli passi, guardando a lui e mettendosi dietro a lui. La rinuncia ai propri averi di cui parla Gesù è il primo passo che ci viene chiesto di fare per imparare a portare la croce; non si tratta di una rinuncia eroica e volontaristica, ma di una semplice constatazione del tutto logica: se per te i beni valgono più delle persone e della tua vita allora non sarai mai capace di portare veramente la tua vita con dignità e coraggio. Questo, infatti, vuol dire portare la croce: imparare da Gesù che amare la vita vuol dire donarla. Rinunciare ai beni vuol dire, allora, sedersi a tavolino e iniziare a chiedersi davvero con onestà quali sono le nostre priorità e secondo quale scala di valori vogliamo costruire la nostra esistenza. La via del discepolo sta principalmente nel comprendere che tra le relazioni, quella con Gesù, diventa la più importante, quella che anche se appesantiti da fatiche e insuccessi, ci permette di continuare a camminare giorno dopo giorno.

Sarebbe illogico credere di diventare capaci di stare di fronte al male della vita senza allenarsi, senza accettare quella che è una realtà che verifichiamo in tutti campi dell’esistenza ma che alle volte dimentichiamo rispetto all’esperienza di fede: è necessario prepararsi per stare con consapevolezza dentro alle cose e anche la fede si impara.

Chiedersi se siamo pronti a portare la croce, cioè a vivere come Gesù, è la domanda base a cui tentare di rispondere: non dobbiamo avere paura di verificare che non ne siamo ancora capaci. Questo vuol dire che dobbiamo e possiamo imparare, che dobbiamo ancora crescere nella relazione con lui, che il nostro progetto non è ancora realizzabile e che le nostre forze non sono ancora pronte: nulla di strano accettare una tregua e tornare al tavolo della preghiera e dell’ascolto della sua parola se abbiamo voglia ancora di imparare. Tutto molto logico e perfino ragionevole.

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