Estote parati – Lc 12,35-38

Estote parati – Lc 12,35-38

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».

Baden Powell, il fondatore degli scout, coniò questo termine a mo’ di slogan: “estote parati”. In latino significa, semplicemente, “state pronti”. Da uomo religioso qual era, ricava questa frase proprio dal vangelo. E oggi la leggiamo pronunciata da Gesù.

Per gli scout stare pronti significa essere sempre in uno stato di “disponibilità competente”. La dimensione della competenza viene dall’equipaggiamento adatto, dalle conoscenze necessarie per fare una o l’altra cosa. La dimensione della disponibilità viene invece da una tensione del cuore, rivolto verso l’altro (servizio) e verso l’alto (preghiera).

Queste due dimensioni sono in realtà valide per ogni essere umano, con o senza fazzolettone. Mi sembrano ben rappresentate dalle «vesti strette ai fianchi» e dalle «lampade accese». Le prime sono segno di una prontezza al lavoro e al servizio. Le seconde richiamano il valore della preghiera, luce nella notte delle difficoltà della vita. Nella nostra esistenza occorre, in poche parole, avere un’idea di dove andare (luce) e avere la forza per andarci (vesti).

Banale, vero? E perché è così difficile, a volte, capire dove si sta andando? Oppure perché, se si ha chiaro dove andare, è così difficile avere la forza di muoversi?

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