Pace per chi? – Gv 14,27-31

Pace per chi? – Gv 14,27-31

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.
Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».

Nella narrazione della Genesi, il serpente antico non aveva detto una balla totale ad Adamo e Eva. Essere “come Dio”, in fondo, è anche un invito di Gesù (“siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”, Mt 5,48). La subdola menzogna è nel come avvicinarci a Dio.

Analogamente, nel vangelo di oggi leggiamo che anche il “principe del mondo” dà la “pace”. Ma questa pace per chi è? E’ semplicemente la pace-per-me. Va a braccetto con la chiusura, la tranquillità, l’indifferenza. Questa pace è frutto di violenza, forse non fisica, ma morale e spirituale: io (la mia famiglia/il mio popolo/il mio continente) devo stare bene!

Frutto dell’ignoranza e della banalizzazione, è tutt’altra cosa rispetto alla pace come la dà Gesù. Egli non prende in giro nessuno: la vita è faticosa. Di fronte all’imminenza della croce, Gesù non ci illude: non possiamo vivere senza incontrare il male, nostro e altui.

Dunque la pace non è evitare il (mio) male, ma è non avere il cuore turbato all’interno delle normali fatiche. Non siamo chiamati ad avere il mare in bonaccia, ma essere buoni surfisti tra le onde.

La pace di Gesù non è semplicemente “serenità”. Essa, anzi, può manifestarsi con agitazione, inquietudine, preoccupazione… ma nel suo cuore pulsante vi è l’affidamento, il legame indissolubile e irreversibile con quel fratello che ci mostra il padre: Gesù di Nazaret, detto Cristo.

Da questa consapevolezza nasce l’empatia, la prossimità a chi fa più fatica, perché è, come me, come tutti, alle prese con il mistero del dolore e del non senso.

La pace o è per tutti, o non è.

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