Immagini che liberano – Gv 3,31-36

Immagini che liberano – Gv 3,31-36

Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

Per quattro giorni abbiamo letto del lungo dialogo tra Gesù e Nicodemo. Oggi lo concludiamo. Si tratta di un discorso un po’ complicato, complice forse la tecnica letteraria del fraintendimento, tanto cara all’evangelista Giovanni.

Forse la cosa migliore è immedesimarci un po’ in Nicodemo. Membro del sinedrio, una tra le massime autorità religiose in Israele, è un uomo abituato a osservare la vita con estrema attenzione. Il suo compito è giudicare, valutare, condannare, in base agli innumerevoli precetti quotidiani che gli antichi maestri della legge avevano estrapolato dal decalogo di Mosè.

Una vita così è estenuante. Forse in ricerca di un po’ di ristoro, chiede un colloquio a Gesù. Forse percepisce il suo carisma liberante, probabilmente è solo incuriosito. In ogni caso, Gesù gli presenta il volto di un Dio che è Padre che ama il mondo e gli uomini sopra ogni cosa.

Fa le presentazioni tra il Dio della misericordia e Nicodemo. Questo Dio non soppesa i suoi doni, ma «senza misura egli dà lo Spirito». Certo il maestro di Nazaret sta chiedendo una vera e propria rinascita («dall’alto») a Nicodemo, la fatica di ri-fondare la propria immagine di Dio. Ma non è forse questa la vera conversione?

Non è questo ciò a cui siamo invitati tutti, ogni giorno, dal Signore? Se non facciamo la fatica di aprirci alla liberazione totalmente gratuita di Dio, restiamo sotto la sua «ira», cioè alle nostre stesse immagini di un Dio vendicativo, castigatore, esigente oltre il ragionevole.

Rinascere significa sognare una libertà che è, prima di tutto, regalata. E da questa certa speranza esplode la nostra voglia di servire.

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