(T) Rex – Lc 10,21-24

(T) Rex – Lc 10,21-24

In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

Qualche settimana fa, discutevamo con alcuni adolescenti della mia parrocchia sulle cose che non scegliamo e che ci sono imposte. Tra le prime realtà che non scegliamo i giovani denunciavano con forte disappunto il tempo in cui nasciamo. Colpito da tanta profondità di pensiero mi avventuravo nel chiedere loro: «E se aveste potuto scegliere, quando vi sarebbe piaciuto nascere?». Con grande sorpresa molti rispondevano che questa è l’epoca migliore per nascere e vivere; altri sarebbero voluti nascere nel periodo giurassico, per vedere dal vivo i dinosauri, come il T-Rex; diversi all’età della pietra, come Fred e Wilma dei “Flintstones”; pochi durante il Rinascimento. Al tempo di Gesù nessuno.

Tornato a casa continuavo a ruminare con amara e malcelata delusione sulla sfrontatezza con cui Colui per il quale io dico di star offrendo la mia vita era stato ignorato, giudicato non così attraente da voler essere conosciuto dal vivo, addirittura preferito ai nostri antenati con la clava.

Recuperata maggiore serenità mi sono chiesto: «E se fosse anche colpa mia? E se stessi interrompendo anch’io la trasmissione della beatitudine degli occhi e delle orecchie nel vedere e ascoltare ciò che il Signore Gesù mi ha affidato?».

Il tempo di Avvento sia occasione per ricordare le mirabilia Dei che i nostri occhi hanno visto e le nostre orecchie hanno udito, ma che, forse, non sorprendono più neanche noi.

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