La festa è una cosa seria – Lc 6,6-11

La festa è una cosa seria – Lc 6,6-11

Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo.
Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo.
Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita.
Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

A casa mia – ma credo un po’ in tutte le famiglie – le feste sono un momento particolare. Le occasioni in cui ci sono invitati o i pranzi con la famiglia riunita, come a Natale o a Pasqua, rischiano di diventare, da momenti di gioia condivisa, momenti di grande tensione.

Per qualche ragione ci sono mille cose da fare, un mucchio di piccolezze a cui porre attenzione, una certa apprensione nel fare bella figura… ed ecco che la festa è finita. E siamo più stanchi di prima!

Lo shabbat è a tutti gli effetti una piccola festa settimanale, un momento di riposo in cui si fa memoria del riposo di Dio e della liberazione dall’Egitto. Si tratta di un giorno in cui ci ricordiamo che è Dio che porta avanti il mondo. Come dice il simpatico detto contemporaneo: «Dio c’è e non sei tu, quindi stai tranquillo».

Eppure anche all’epoca di Gesù il sabato era contornato da tutta una serie di piccoli e grandi riti, rigidamente canonizzati nei libri della Torah. Cambiano le epoche, ma non cambia la sostanza: da momento di relax famigliare e di ringraziamento a Dio (perché è lui che fa la fatica più grande), anche per gli antichi ebrei la festa rischiava di diventare un’ansia ossessiva per fare o non fare le cose giuste o sbagliate.

A quale prezzo? Che ci scordiamo di fare festa, cioè di gioire insieme. E così, oggi, i farisei attorno a Gesù si trovano davanti un fratello riabilitato, un malato guarito e finalmente reinserito nel ritmo di una vita bella, piena, dignitosa… ma non sono capaci di gioirne. Sono troppo impegnati a guardare quali norme ha infranto Gesù, che si è compromesso per «fare del bene».

E noi quali momenti di festa stiamo ignorando? In mezzo a quali piccoli dettagli ci stiamo perdendo? Di chi non ci stiamo accorgendo, proprio oggi, che può aver bisogno di una parola buona, di due orecchie che ascoltino, di un po’ di pazienza?

Che non ci accada, ingoiati dall’alta marea di mille faccende, di scordarci di essere felici!

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