Il deserto dell’incontro

Il deserto dell’incontro

Vedere la salvezza di Dio: mi pare un po’ troppo. Non saprei che forma darle e probabilmente anche se la vedessi non saprei come riconoscerla. La promessa di questa seconda domenica di Avvento (Lc 3,1-6) mi pare molto bella ma al di là delle nostre reali possibilità, almeno nel momento attuale che stiamo attraversando. Poi, onestamente, quello che tutti stiamo cercando sembra essere una salvezza molto umana, molto concreta, fatta di sicurezze, un po’ di salute, qualcosa di stabile e appagante. Che male c’è? Nessuno, mi verrebbe da dire, visto che si tratta di cose di cui tutti sentiamo il bisogno e che in sé sono realtà buone. Allora, cos’è che non funziona?

A guardarsi intorno, anche facendo finta di niente, è difficile non riconoscere una tensione sociale sempre più marcata, una spaccatura sempre più violenta tra fazioni, gruppi, realtà che pretendono di avere il monopolio della verità e che hanno l’unico obiettivo di portare sempre più persone dalla loro parte per offrire una qualche prospettiva di salvezza: come sempre, poi, in un meccanismo di logiche identitarie perverse, l’altro diventa un nemico, diventa il nemico.

Riusciamo a fare della nostra idea, o meglio del nostro sistema di idee un idolo a cui asservire tutto il resto della nostra esistenza e la cosa più divertente, ma purtroppo tragica, è che lo facciamo alimentando la convinzione di essere sempre e comunque nel giusto: quando la prospettiva che scegliamo per leggere la realtà che ci circonda diventa un sistema entro cui non trova più spazio l’errore, la buona fede dell’altro e la possibilità di incontrarsi, sempre e comunque, su altre questioni e in altri contesti, allora mi pare che l’idolo stia facendo il suo lavoro, quello di succhiarci la vita.

Voglio essere molto chiaro ed esplicito: la salvezza non dipenderà dal fatto di esserci vaccinati oppure no.

Immagino già le discussioni che possono nascere da un’affermazione come questa, ma vorrei davvero provare a prendere sul serio il Vangelo di questa domenica per provare ad articolare un pensiero che vada al di là della logica delle fazioni.

Non mi interessa entrare nelle convinzioni personali di ciascuno, ma sento vere per me le parole che invitano a un battesimo di conversione: il Vangelo entra con una zoomata, puntuale come il più preciso degli apparecchi ottici, nella mia storia e nella realtà di questi giorni con la figura di Giovanni il Battista. Non la consegna solo ai giorni della storia individuati con così tanta chiarezza nei primi versetti, ma la porta dentro ai miei giorni, dentro alla mia storia, per chiedere a me di ascoltare una voce che grida nel deserto.

Per preparare la via del Signore è necessario riempire burroni, abbassare monti e colli, raddrizzare vie tortuose, cioè creare condizioni nuove che possono nascere soltanto dall’ascolto di una voce che grida nel deserto. Sembrano cose impossibili, ma se accettiamo di avere il deserto dentro di noi, allora tutto diventa possibile.

Dobbiamo partire dal vuoto che ci abita se vogliamo ripianare una situazione di disagio sociale che sta creando sempre più spaccature e allontanamenti. Devo lasciare che la voce del Battista riempia quel vuoto che cerco costantemente di riempire con le mie idee e le mie convinzioni, con tutte quelle idee a cui affido la mia identità e la mia salvezza.

Ritengo che la salute mia e degli altri sia importante e per questo ho scelto di vaccinarmi, ma ritengo anche che la salute centri solo in parte con la salvezza e sono convinto che anche fratelli e sorelle che hanno scelto di non vaccinarsi desiderino andare incontro al Signore esattamente come lo desidero io, condividendo la gioia che nasce dal realizzare il bene per i fratelli e le sorelle che percorrono la nostra stessa strada.

Il cuore di ogni credente dovrebbe essere lacerato dal fatto che vi siano divisioni anche all’interno della comunità e che queste divisioni, lecite, finiscano per scavare solchi, costruire monti e distorcere strade che rischiano di non incontrarsi più.

Facciamo nostro l’invito del profeta ad accogliere la salvezza di Dio iniziando a mettere in discussione la nostra presunta capacità di salvarci da soli.

Proviamo, almeno per una domenica, a mettere da parte facili giudizi e a creare quel vuoto necessario affinché sia la Parola di Dio a suggerirci il modo migliore per ricostruire relazioni e legami capaci di andare al di là delle più o meno condivisibili convinzioni personali. La salvezza viene da Cristo: il suo volto è la salvezza, ma se perdo il volto dei fratelli come potrò vederla per poterla riconoscere?

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