Volpi e chiocce – Lc 13,31-35

Volpi e chiocce – Lc 13,31-35

In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere».
Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”.
Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”».

Mi strappa un sorriso vedere come Gesù oggi ricorra a termini legati alla fattoria e al mondo animale. Egli presenta due tendenze, tra loro contrapposte: quella della «volpe» e quella della «chioccia».

La prima indole è predatoria e ingannevole, agisce con minacce («Erode ti vuole uccidere») e vuole conquistare qualcosa unicamente per riempire il proprio stomaco. La seconda dinamica è protettiva ed educativa, ponendo la propria persona a difesa dei più deboli e disarmati. Non fa violenza, ma crea calore e vicinanza: offre presenza.

Non si tratta semplicemente di capire per quale squadra tifare. Decidere “da che parte stare” forse aggraverebbe una tendenza alla faida, alla divisione bipolare bianco/nero, oggi tanto in voga (e tanto pericolosa): un esercito di chiocce contro un esercito di volpi. E’ invece cosa buona, prima di tutto, essere consapevoli che dentro di noi c’è sia una volpe che una chioccia.

Siamo capaci di gesti di altruismo disinteressato, di vera e propria donazione di noi; siamo anche abili, però, a usare l’aggressività, ingurgitando il prossimo per saziare la fame dei nostri bisogni egocentrati. Solo con questa consapevolezza la nostra scelta di essere donatori di vita, invece che predatori di morte, sarà autentica e liberante.

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