E molla! – Gv 16,5-11

E molla! – Gv 16,5-11

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.
E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».

Padre Christian De Chergé, priore dell’Abbazia di Tibhirine, ucciso con altri sei monaci trappisti in Algeria nel maggio 1996, scriveva che «la vita di un uomo passa di nascita in nascita».

Quella venuta alla luce sul mare di Galilea non è l’unica nascita dei discepoli, perché si nasce ogni volta che si intercettano le vie nuove tracciate dall’amore. La partenza dell’Emmanuele rattrista i discepoli, eppure è l’amore che Gesù nutre per essi che accompagna la loro nuova nascita segnata dal passaggio dal Dio-con-noi al Dio-in-noi.

L’amore crea legami che liberano e non vincoli che paralizzano. La permanenza del Signore nella carne sarebbe stata d’impedimento alla nascita dei discepoli alla loro vocazione di inviati. Gesù deve andar via perché non dovrà esser più la sua presenza fisica a generare i risorti, ma la fede nella sua resurrezione. Ogni volta che i discepoli lo riconosceranno vivo dopo e oltre la morte, come a Emmaus, saranno essi stessi i risorti. La missione è compiuta! Il Risorto si può congedare. Il padre, che sostiene il figlio nei suoi primi passi, deve mollare la presa se vuole davvero il bene del proprio bambino, anche se talvolta lo dovrà rialzare dalle sue cadute.

Molte vite non brillano per quanto potrebbero; la loro bellezza resta velata perché non sono stati mollati gli ormeggi dalla banchina di chi, in vario modo, le ha generate.

Non si tratta di cancellare dalla nostra vita madri, padri, figli, fratelli e amici; deve solo cambiare radicalmente il modo in cui ci relazioniamo ad essi. È quello che ha fatto Gesù con i suoi discepoli lasciandoli e inviando loro lo Spirito.

Pablo Neruda diceva che «nascere non basta. È per rinascere che siamo nati. Ogni giorno».

Se non “morirà” il nostro essere figli, difficilmente potremo sbocciare alla nostra vocazione di padri e madri. È questo il desiderio di Dio per noi.

Assecondiamo la voce del Paràclito, Dio-in-noi, spieghiamo le vele della nostra vita e lasciamo che il soffio dello Spirito le gonfi della sua forza.

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