
La graduatoria per la felicità – Lc 11,27-28
In quel tempo, mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!».
Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».
Penso che capiti a tutti – e che sia assolutamente normale – scegliere, tra tutte le persone che abbiamo intorno, alcune con cui stringere legami più forti e intimi, a cui confidare cose che agli altri non si rivelano. In alcuni casi (soprattutto nei bambini, ma non solo) questo crea anche rivalità e invidie, per l’ambizione e l’orgoglio di potersi dire “il miglior amico” o “la migliore amica” di qualcuno e poter quindi vantare un’intimità da cui gli altri sono esclusi.
La «donna dalla folla» del vangelo di oggi sembra avere in mente una dinamica di questo tipo, nel rivolgersi a Gesù con una punta di invidia nei confronti di sua madre.
Ma con Dio le cose funzionano diversamente: per usare le parole di Pietro in uno dei suoi discorsi negli Atti degli Apostoli, «Dio non fa preferenza di persone» (At 10,34). Il Padre offre a tutti la stessa rivelazione piena di sé e del proprio amore, attraverso la sua Parola, che si è incarnata nella persona di Gesù; a tutti offre la possibilità di stringere un legame forte con Lui e quindi è per tutti la possibilità di raggiungere la felicità che nasce dal sentirsi figli amati e dal vivere come tali.
La beatitudine non è una condizione a numero chiuso, e nemmeno concessa in base ad una graduatoria; è accessibile a ciascuno di noi. Basta fidarsi e accoglierla.