Pedagogia della prossimità – Gv 19,25-27

Pedagogia della prossimità – Gv 19,25-27

In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

Dopo la festa dell’esaltazione della croce, la liturgia non sposta lo sguardo molto lontano. Il giorno dopo – cioè oggi – ci propone di soffermarci sulla figura di Maria, la madre di Gesù, ai piedi della croce.

Mi ha molto colpito la successione dei verbi del brano del vangelo di oggi Prima di tutto, alcune persone «stavano» ai piedi della croce. E’ un verbo forte: significa che non si spostano, che sono fermi lì, che sono capaci di sopportare e di non scappare di fronte al dolore a cui assistono.

«Vedere»: ecco la forza di gettare uno sguardo profondo sulla situazione e sulle povertà dell’uomo e del nostro mondo. Perché non si può solo scrollare le spalle e dire: «si stava meglio una volta», oppure «il Signore ci aiuterà» e basta. Occorre cercare di capire, comprendere (in greco «capire» ha la stessa radice del verbo «vedere»), anche se ci costa fatica.

«Accanto»: in italiano non è un verbo, ma in greco sì. Letteralmente è «stare vicino». E’ una forma più prossima del primo verbo del brano. C’è stato, quindi, un avvicinamento. Il male e la sofferenza che spesso abbiamo davanti agli occhi non vengono solo guardati a distanza, come se fossimo freddi spettatori. La comprensione («vedere») ha portato a un movimento, del cuore prima che dei piedi.

«Amava»: la prossimità conquistata permette, ora, di amare, cioè di donare sé stessi nella situazione difficile che si è incontrata. Non si può amare a distanza, non si può amare senza cercare di comprendere, non si può amare rifiutando la sofferenza. Stare, guardare, avvicinarsi: è una successione, una pedagogia della prossimità che oggi Maria ci insegna e che ci invita a vivere ogni giorno, nelle nostre piccole sfide quotidiane.

Perché da qui, da questo cuore in movimento, scaturisce la speranza che vince ogni croce.

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